Andrea Fabozzi è il nuovo Direttore del Manifesto, ecco il primo discorso

Andrea Fabozzi è il nuovo direttore del manifesto. L’assemblea dei soci della cooperativa, che riunisce sia il corpo giornalistico che i poligrafici, ha così eletto al primo scrutinio il successore di Norma Rangeri, che in un editoriale del 25 giugno aveva salutato i lettori. Saluto al quale si è aggiunto oggi, 27 giugno, quello del condirettore Tommaso Di Francesco.

Giornalista, 52 anni, inviato parlamentare, è al manifesto dal 2001. È stato caporedattore, caposervizio della politica e più recentemente presidente del consiglio di amministrazione della cooperativa.

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Care lettrici e cari lettori, comincia oggi un lavoro che ci porterà ad avere dopo l’estate un manifesto rilanciato nella sua voglia di raccontare il mondo e di cambiarlo raccontandolo.

Abbiamo molte ricchezze da impegnare per fare un giornale sempre migliore, con sempre maggiore capacità di indagare i mutamenti sociali dietro le cronache, ancora più voglia di scoprire nuove storie e illuminare con luce nuova quelle vecchie, più capacità di essere chiari senza essere riduttivi e senza sfuggire le complessità, più curiosità per i movimenti politici e culturali, nessun rispetto per primogeniture e rendite di posizione; un giornale con più coraggio nell’ascoltare le idee degli altri e portare avanti le proprie. Sempre dalla parte del torto. Di tutti i nostri torti – la pace innanzitutto, la critica del capitalismo, la lotta alla devastazione ambientale, l’antifascismo – che alla prova dei fatti sono le uniche buone ragioni da opporre a un destino che minaccia ormai la sopravvivenza del genere umano.

Abbiamo bisogno di un giornale che possa svolgere al meglio la sua prima funzione, antica ma di nuova e stringente urgenza: creare un ambiente condiviso per la discussione e l’azione politica. Ambiente che dovremmo costruire ogni giorno con notizie e analisi che gli altri non hanno, con la capacità di condurre battaglie culturali, la fantasia di non essere mai prevedibili, con idee che altrove sono considerate bestemmie e smascherando assiomi e presunte verità indiscutibili che altro non sono che gabbie per l’oppressione dei forti sui deboli. È il campo di azione della nostra parte, la sinistra plurale, tutta la sinistra, per la quale vogliamo che il manifesto sia uno strumento irrinunciabile.

Abbiamo bisogno di un giornale che abbia sempre un punto di vista, senza il quale, scriveva Luigi Pintor cinquant’anni fa, sarebbe «solo una salsiccia di articolesse e un tritato di informazioni». Un giornale che avvicini perciò nuovi lettori, grazie agli abbonamenti digitali e al sito dove da anni pubblichiamo tutti i nostri contenuti senza chiedere in cambio i vostri dati, ma anche all’edizione di carta, alla quale pure nelle difficoltà e nelle trasformazioni non rinunciamo.

Le ricchezze che impegneremo a fondo sono innanzitutto la nostra indipendenza – il nostro essere senza padrone è un caso quasi unico in Europa e quando non è unico è perché il manifesto ha fatto scuola – e poi il talento e la competenza della nostra redazione e dei nostri preziosi collaboratori, la straordinaria storia che questa testata ha alle spalle e che vive nel nostro archivio, l’appoggio dei nostri lettori. Non abbiamo ricchezze economiche, anche per questo il giornale appartiene a voi lettrici e lettori quanto a noi che lo facciamo e che ne siamo gli orgogliosi proprietari. Per vivere ha bisogno del sostegno quotidiano di chi ci conosce da tempo e di chi ci ha scoperto da poco ma già non può fare a meno del manifesto. E può vivere grazie al finanziamento pubblico, lo rivendichiamo a testa alta perché «il pluralismo alimenta la vita democratica e la libertà degli italiani ed è certamente compito della Repubblica sostenere le iniziative editoriali che si caratterizzano in questo senso», come ha detto ancora pochi giorni fa il presidente Mattarella.

Questi sono i nostri obiettivi. Per provare a raggiungerli abbiamo bisogno di coinvolgere non solo la redazione ma anche la comunità dei collaboratori, dei lettori, dei sostenitori di questa forma originale della politica che è il nostro giornale. E abbiamo bisogno anche della vostra pazienza: le novità arriveranno nel tempo, dopo l’estate. Ma già oggi come nel primo editoriale del manifesto possiamo dire che «in fin dei conti non ci affidiamo ad altro che a un lavoro collettivo; a una passione militante». Dovremmo discuterne tanto, sarà faticoso ma non c’è altro modo per mantenere vivo il senso di un agire comune.

Per un giornalista non c’è posto più bello al mondo che il manifesto, dove sono arrivato 22 anni fa. Per questo sono enormemente grato ai soci della cooperativa che mi hanno affidato il compito di dirigerlo. Lo farò assieme a Micaela Bongi e Chiara Cruciati che hanno accettato la mia proposta e saranno vice direttrici. Ringrazio Norma Rangeri che tra i suoi tanti meriti ha quello di averci guidato nel passaggio doloroso dalla vecchia alla nuova cooperativa e che, come ha annunciato lei stessa, non farà mancare la sua voce a questa comunità. Ringrazio Tommaso Di Francesco che, come ha sempre fatto nel corso del suo lunghissimo impegno al manifesto, continuerà a dialogare dalle nostre pagine con amiche e amici del giornale, collaboratrici e collaboratori, lettrici e lettori, garantendo trasparenza e condivisione al lavoro che faremo per progettare il rilancio. Ci piacerebbe presentarne gli esiti in una grande assemblea dopo l’estate. Ringrazio soprattutto lettrici e lettori e chiedo loro di starci vicini, ancora di più. Abbiamo bisogno di quel coraggio al quale ci ha richiamato Luciana Castellina, «il coraggio di inventarsi un mondo nuovo» .

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