Morning bell: Cosa si aspettano i mercati

Gli investitori scommettono sulla capacità delle banche centrali di ridurre l’inflazione, anche se crescono i timori di recessione e questo spinge al ribasso i prezzi delle materie prime

I mercati sono in rialzo e Wall Street si appresta chiudere in positivo la settimana per la prima volta da un mese. Gli investitori scommettono sulla capacità delle banche centrali di ridurre l’inflazione, anche se crescono i timori di recessione e questo spinge al ribasso i prezzi delle materie prime. Il rame arretra del 4,5%, ai minimi da 16 mesi. Giù del 2,67% l’alluminio e dell’1,7% il nickel. I future sul Wti recuperano sui mercati asiatici, dopo aver perso l’1,8% al Nymex, finendo sotto 105 dollari. Debole il Brent sotto quota 110 dollari. In Asia i listini avanzano e così anche i future a Wall Street e in Europa, mentre i rendimenti dei Treasury scendono ai minimi da due settimane.

“Per qualche mese – osserva Vincenzo Bova, strategist di Mts Capitalservice – i mercati tireranno il fiato, potranno rimbalzare un po’ ma senza andare troppo lontano”. In pratica il trend è ribassista, per cui il mercato, va su e giù ma non crescerà mai più di tanto e quando scenderà lo farà su nuovi minimi. Anche l’obbligazionario è instabile.

“I rendimenti dei bond in Europa e negli Usa – spiega Bova – continueranno a essere alti ma senza salire a rotta di collo. Un’inversione è difficile prima di settembre, nel frattempo prevedo dei movimenti laterali, cioè un mercato obbligazionario altalenante finchè non arriveranno dei dati che mostreranno un’inflazione in frenata e una crescita più debole. Ma dovremo lasciare che passi l’estate. A quel punto, probabilmente a settembre, sarà possibile un’inversione al ribasso dei tassi, non prima”.

Intanto sempre più banche d’investimento questa settimana hanno scommesso sulle probabilità di recessione, con Ubs che le ha rialzate al 69%, Citigroup al 50% e Goldman Sachs che ora ritiene che i rischi di recessione siano “più alti e più ravvicinati”.

La Borsa di Tokyo e quella di Shanghai avanzano di più di mezzo punto percentuale e quella di Hong Kong di quasi un punto e mezzo. In Giappone i prezzi al consumo crescono al 2,1% a maggio, tenendosi per il secondo mese consecutivo sopra il 2%. Questo mette pressione sulla Boj ma non sullo yen che scende sotto 135 dollari. Piatto l’euro stabilmente sopra 1,05 dollari. 

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