Pierpaolo Piccioli è il nuovo Direttore Creativo di Balenciaga: rivoluzione in casa Kering

Un soffio nuovo attraversa le vetrate delle grandi maison. Il cuore pulsante della moda si concede un altro, significativo battito, annunciando un cambio al vertice destinato a segnare la prossima era di una casa storica. Pierpaolo Piccioli è infatti il nuovo timoniere creativo di Balenciaga. Una notizia che, pur non giungendo come un fulmine a ciel sereno per chi osserva attentamente le dinamiche del lusso, possiede il fascino delle decisioni ponderate, lontane dal fragore effimero della pura ricerca di notorietà.

Un Passaggio di Testimone Delicato

Questa nomina si inserisce in un quadro di movimenti strategici orchestrati dal gruppo Kering. Dopo l’addio, definito dal testo come “alquanto bruscamente” nella primavera del 2024, che ha interrotto il suo legame ultraventennale con Valentino – marchio ora affidato alla visione di Alessandro Michele – Piccioli trova una nuova, prestigiosa dimora creativa. Contemporaneamente, Demna, la cui sigla espressiva aveva caratterizzato l’ultima fase di Balenciaga, si sposta alla guida creativa di Gucci, anch’essa parte dell’orbita Kering, un passaggio annunciato già lo scorso marzo.

L’avvicendamento a Balenciaga non è una cacciata, ma un cambio programmato, un passaggio del testimone che si concretizzerà in date precise. Demna presenterà la sua ultima collezione couture per la maison francese il 10 luglio 2025. Ed è proprio in quel giorno che Pierpaolo Piccioli inizierà ufficialmente il suo lavoro a Balenciaga. L’attesa per la sua prima impronta stilistica non sarà lunghissima: il debutto con il prêt-à-porter è atteso in ottobre. Nonostante la riservatezza che spesso avvolge queste transizioni, l’autunno potrebbe svelare un assaggio, o l’intera prima collezione firmata dal designer romano.

La Scelta di una Sensibilità Profonda

Perché Piccioli a Balenciaga? La risposta si cela nelle qualità che il testo stesso sottolinea con vigore: sensibilità, mestiere, gusto per la purezza che amplifica l’emozione, un colorismo singolare. Attributi che definiscono un’autorialità riconosciuta, quella di chi è stato capace di modernizzare la haute couture, coniugando il sogno con la concretezza del presente, lontano da evasioni o derive costumistiche. Balenciaga, in quanto maison de couture per eccellenza, offre a Piccioli, la cui fase finale da Valentino appariva forse un po’ affaticata, lo spazio e l’energia per una nuova esplorazione creativa. La sua grazia innata, contrapposta alla “sigla espressionista e ruvida” di Demna, arrivata forse a un punto di saturazione, è vista come un elemento capace di infondere nuova linfa. C’è, in questa scelta, un benvenuto senso di continuità nella visione a lungo termine, una strategia meditata che valorizza il talento riconosciuto.

Parole Cariche di Intenti

Le prime dichiarazioni di Piccioli risuonano di rispetto e consapevolezza. «Quello che ricevo oggi è un marchio pieno di possibilità, incredibilmente affascinante», afferma, esprimendo gratitudine verso Demna per il suo contributo e la sua visione, riconoscendo in lui un modello di “passaggio di testimone” ideale. Vede questa opportunità non come un azzeramento, ma come la possibilità di plasmare una “nuova versione”, di aggiungere “un altro capitolo con una nuova storia”, il “suo capitolo della Maison Balenciaga”.

Sottolinea la sua gratitudine verso la leadership di Kering: François-Henri Pinault, Francesca Bellettini e Gianfranco Gianangeli, evidenziando una connessione immediata e spontanea. Parole a cui fanno eco i vertici del gruppo: Bellettini accoglie Piccioli come “uno dei designer più talentosi e apprezzati del nostro tempo”, mentre Gianangeli, CEO di Balenciaga, ne loda la “visione creativa dirompente”, capace di interpretare l’eredità di Cristóbal Balenciaga valorizzandone il patrimonio e la cultura distintiva.

L’Umanità al Centro

Piccioli, nel suo comunicato e in una lettera allegata, mette subito in chiaro i valori a cui intende appellarsi: rispetto, umanità, intelligenza. Un approccio che si presenta quasi come un manifesto in un momento della moda che, a volte, sembra perdersi in dinamiche superficiali. Scrive di come ogni nuova storia sia legata al percorso compiuto, alle esperienze vissute, alle persone che si è diventati. Evoca un legame quasi predestinato con la maison, ricordando come la sua prima foto su Instagram fosse l’abito da sposa di Cristóbal Balenciaga del 1967. Cita i predecessori – Cristóbal, Nicolas (Ghesquière), Alex (Wang), Demna – come parte di un flusso evolutivo che ha mantenuto intatti i valori estetici della Maison. La sua chiusura è una dedica alle persone: “Il lavoro è fatto da persone e il modo in cui le persone si sentono all’interno del lavoro è l’unica cosa che conta. Mi sento bene, fortunato, grato e onorato di essere qui, ora”. Anche la scelta di presentarsi in una foto ufficiale vestito di bianco, lui che ha spesso prediletto il nero, appare come un simbolo, un punto e capo preciso, un nuovo inizio.

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