Medical Device e sostenibilità: il racconto di un’azienda sempre più green al servizio della salute

Si arricchiste di una nuova figura strategica l’assetto direttivo dell’azienda salsese leader nelle tecnologie sviluppate per le persone con diabete o dolore cronico. Il nuovo Corporate Sustainability Manager di Theras racconta i processi e l’evoluzione di questo cambiamento 

La salute e il benessere delle persone sono strettamente legate allo stato dell’ambiente. Secondo l’Obiettivo di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, è fondamentale proteggere il nostro pianeta per garantire la prosperità globale, promuovendo una vita sana e uno sviluppo socio-economico basato sull’utilizzo sostenibile delle risorse ambientali.
In questa sfida per la sostenibilità, il mondo imprenditoriale è chiamato a coniugare l’esigenza del profitto con l’impegno a generare un impatto positivo su territorio, persone, e società.
Quali sono le dinamiche di una realtà italiana di Medical Device, lo spiega Andrea FerrariCorporate Sustainability Manager di Theras, l’azienda leader nelle tecnologie d’avanguardia per migliorare la qualità di vita delle persone affette da diabete o dolore cronico.

D: Partiamo dal nuovo incarico Dottor Ferrari: perché proprio ora? In cosa consiste e quali saranno i punti chiave?
R: “Per essere davvero precisi, la formalizzazione è arrivata in occasione della ridisegnazione dell’assetto societario di questi mesi. Era importante valorizzare questo ruolo, e fare in modo che venisse inserito nell’organo direttivo di Theras, e questo dà la misura di quanto veramente crediamo in questo impegno sociale. Il punto cardine di tutte le attività e del ruolo sarà sicuramente la concretezza, volendo calare concetti molto alti nella quotidianità e in quello che noi come azienda possiamo davvero migliorare”.

D: Quali sono le sfide e le criticità che ha dovuto affrontare la sua azienda per arrivare a questo importante traguardo?
R: “In realtà quella che in altre aziende viene vista come una sfida per noi è stata un’occasione. La fortuna di avere un gruppo  così affiatato ha fatto sì che in coscienza fossero già presenti queste tematiche, quindi la sfida maggiore a oggi è condizionare tutti i nostri stakeholder ad un movimento sinergico al nostro verso la sostenibilità”.

D: Quali sono i comportamenti che fanno di voi un brand coerente e quindi credibile dal punto di vista della sostenibilità?
R: “Penso che la costanza sia sicuramente qualcosa che avvalori la nostra strategia di sostenibilità. La volontà è di portare avanti progetti duraturi e concreti, che giorno dopo giorno aumentino la loro efficacia. Non siamo particolari fan dell’effetto wow, ma puntiamo alla concretezza”.

D: Vi siete ispirati a qualche azienda in particolare?
R: “Prendiamo ispirazione da tutte quelle aziende che nel quotidiano mettono il cuore in questa attività. La più citata Patagonia è il faro che illumina un mare di imprese più piccole ma con lo stesso virtuosismo imprenditoriale, meno conosciute ma con altrettanta volontà”.

D: Ci può indicare alcune azioni già intraprese e quelle future?
R: “Stiamo lavorando tanto e su tutte le aree ESG (Environmental, Social e Governance). Nello specifico stiamo portando avanti progetti sull’efficientamento energetico e la produzione da fonti rinnovabili. Abbiamo inoltre aderito al consorzio del KilometroVerdeParma per la riforestazione e ne abbiamo altri pronti. In contemporanea stiamo spingendo l’acceleratore anche sul lato sociale, investendo in formazione sul territorio riguardo a tematiche di interesse collettivo, e abbiamo garantito una partnership attiva alle realtà di volontariato sul territorio, sia con un impegno economico che umano. In futuro abbiamo intenzione di consolidare quello che abbiamo, aggiungendo mattoncini uno alla volta”.

D: Quale sarà il primo progetto del 2023?
R: “In realtà anche se abbiamo appena iniziato l’anno, il primo progetto è già concluso visto che questa domanda arriva al termine di un importante appuntamento aziendale. Nel corso del nostro Annual Meeting, infatti, abbiamo organizzato un team building dedicato alla sostenibilità. Ci siamo affidati a un’azienda di formazione (Wakeeko) che ha coordinato una gara di insacchettamento pasti. Bellissimo lo spirito di squadra che si è respirato e che ha facilitato la produzione di ben 25.000 razioni di cibo sottovuoto che presto raggiungerà centinaia di bambini all’interno di scuole di paesi terzi. E’ stato molto gratificante vedere l’energia e l’entusiasmo di tutti i colleghi coinvolti e ho molto apprezzato anche il commento di Ludovica Storer che ha guidato per Wakeeko il team building, definendo l’incontro generativo e cogliendo una sensibilità diffusa sugli aspetti della sostenibilità”.

D: In che modo i vostri prodotti promuovono la sostenibilità?
R: “Essendo i nostri prodotti nel settore del Medical Device, il vero obiettivo è sempre stato il massimo benessere e supporto al paziente. La sfida futura sarà quella di agire sulla supply chain per migliorare l’efficienza dei materiali e dei processi che gravitano intorno ai nostri dispositivi, ovviamente con la ferrea certezza di non compromettere il servizio che ad oggi offriamo”.

D: Sostenibilità ambientale: è solo una questione di coscienza per le aziende o anche di convenienza?
R: “Penso che ogni persona al mondo che parla di sostenibilità ambientale agisca con una spinta molto personale. Sicuramente c’è chi la vede come occasione di migliorare il proprio brand, di posizionarsi in modo vantaggioso o anche solo per allinearsi al suo benchmark. Credo di parlare a nome di tante persone di Theras invece quando dico che noi da sempre, quello che facciamo lo facciamo per lasciare qualcosa in futuro. Crediamo che uno sviluppo che per l’ambiente non sia sostenibile ci porterà domani a guardare negli occhi i nostri figli e raccontargli come mai il pianeta che gli stiamo lasciando sta morendo lentamente. Gli dovremo raccontare che per anni abbiamo guardato la nostra scrivania senza renderci conto che fuori le cose stavano cambiando. E noi questo non vogliamo doverlo dire!”

D: C’è qualche effetto del lockdown e della gestione da remoto che non sarà alla lunga sostenibile?
R: “Durante il lockdown ci siamo tutti dovuti adattare a dinamiche diverse a cui non eravamo abituati. A stato di emergenza concluso abbiamo però mantenuto una quota di smart working, cercando di bilanciare una mobilità più sostenibile con il rischio di impoverire i rapporti umani”.

D: C’è un qualche aneddoto particolare che vuole raccontarci e che testimonia la vostra cultura aziendale?
R: “Si, devo dire che uno in particolare mi ha colpito molto. Parlando dei progetti in ambito Social, ho annunciato la collaborazione con le Onlus del territorio, facendo presente che si sarebbe trattato non di un impegno economico, ma un impegno di persone e ore. In un primo momento ero preoccupato perché la proposta era rischiosa, dovendo chiedere ore di volontariato a persone che vivono in un contesto frenetico e sempre di corsa come quello moderno. Poche volte sono stato cosi contento di essermi sbagliato. La risposta è stata decisamente al di sopra delle aspettative, e questo è stato il migliore dei messaggi. Le persone hanno voglia di fare, hanno voglia di aiutare e di impegnarsi per la comunità. Lo vedo come il miglior primo passo per un cambiamento!”.

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