Gedi, impresa editoriale gestita da John Elkann (nella foto), vuole liberarsi de l’Espresso: la storica testata settimanale nata nel 1966 è In vendita, dopo che Marco Damilano, direttore generale della testata, ha lasciato la sua carica.
Tra i possibili acquirenti de l’Espresso sono settimane che si parla di BFC Media. La trattativa è in corso, ma non ancora definita.
L’ormai ex direttore della testata ha dichiarato: ” sono stati mesi di stillicidio continuo, di notizie non smentite, di voci che sono circolate indisturbate e che hanno provocato un grave danno alla testata. Non mi sono mai nascosto le difficoltà. Ho più volte offerto la mia disponibilità in prima persona a trovare una soluzione per L’Espresso, anche esterna al gruppo Gedi, che offrisse la garanzia che questo patrimonio non fosse disperso. Ma le trattative sono proseguite senza condivisione di un percorso, fino ad arrivare a oggi, alla violazione del più elementare obbligo di lealtà e di fiducia. La cessione dell’Espresso, in questo modo e in questo momento, rappresenta un grave indebolimento del primo gruppo editoriale italiano. È una decisione – conclude – che recide la radice da cui è cresciuto l’intero albero e che mette a rischio la tenuta dell’intero gruppo”.
Gedi segue la strategia iniziata dalla Mondadori di cedere i periodici che non ritiene più interessanti e sostenibili a piccoli editori, incentivandoli con una dote purché si prendano l’onere dì gestire testate in passivo cronico come Panorama, ceduto a Maurizio Belpietro, editore de La Verità. Adesso è arrivato il turno de L’Espresso. Sicuramente il passaggio non sarà indolore, come è successo con Panorama, perché la numerosa redazione della testata che ha ancora una forte reputazione politica a sinistra, venderà cara la pelle chiamando alla mobilitazione i giornalisti del gruppo, lettori, rappresentanti della politica e della cultura.