Pandexit, come è cambiata la comunicazione di massa dopo il Covid

“Non siamo chiamati a «ripartire» per tornare alla normalità di un’età dell’oro che in realtà non lo era, ma a «ricominciare». Le narrative della ripartenza sono dannose, perché tendono naturalmente a ripristinare equilibri che invece devono cambiare. Serve un nuovo inizio. La pandemia ha smascherato la nostra vulnerabilità e le false e superflue sicurezze con cui abbiamo costruito le nostre agende, i nostri progetti, le nostre abitudini e priorità”. Il filosofo gesuita Antonio Spadaro spiega così, nella prefazione a sua firma, quale direzione dovrebbe prendere la comunicazione di massa del post pandemia. Per riflettere su questo aspetto Il Sole 24 Ore presenta in edicola per un mese da sabato 26 febbraio e in libreria dal 3 marzo il libro “PANDEXIT. Cambiamento della società e nuovi stili di comunicazione” di Stefano Gnasso, Professore di Sociologia dei consumi alla Cattolica di Milano, con i contributi di Carlotta Ventura, nella foto, direttore Comunicazione, Sostenibilità e Affari Regionali di A2A Spa, Board Member di A2A Smart City e Anna Camaiti Hostert, filosofa e scrittrice e con la prefazione di Antonio Spadaro, gesuita, filosofo, giornalista.

In una società senza direzioni non si possono più dare nuovi nomi a vecchi comportamenti. Per mantenere efficace la comunicazione di massa, aziendale o politica che sia, è fondamentale un vero e proprio cambio di paradigma. Oppressi da un forte senso di stasi, certamente desideriamo vivere esperienze vere, riti trasformativi, percorsi esistenziali che ci arricchiscano e ci cambino in profondità. Ma questo non può avvenire senza appoggiarsi a racconti collettivi, percepiti come autentici. La comunicazione di massa, aziendale e politica, è chiamata in causa: è necessario, per essa, svincolarsi da un’estetica dell’effimero e indirizzarsi verso un’estetica della durata.
Ai contributi di Antonio Spadaro e Stefano Gnasso, di taglio più teorico-scenaristico, si aggiungono i saggi di Carlotta Ventura Anna Camaiti Hostert, che testimoniano come le tendenze qui individuate abbiano influenzato da un lato le più recenti strategie di comunicazione aziendale, dove la ‘Sostenibilità’ – leitmotiv del decennio – e la Corporate Social Responsibility “non sono più un tema solo estetico, filantropico o strategico ma una questione di senso e di legittimazione”, e dall’altro la strategia comunicativa del presidente degli Stati Uniti Joe Biden, “caratterizzata dallo stare nel mondo alla maniera loyoliana” in contrapposizione al narcisismo di Trump. Una lettura che può essere utile a tutti, ma che dovrebbe essere imprescindibile per coloro che operano, o che si preparano a farlo, nei settori della comunicazione sociale, politica e d’impresa. “Noi siamo abituati al probabile, a quello che le nostre menti suppongono che, statisticamente parlando, possa accadere. Invece, spesso, ci manca la visione del possibile, che a volte viene confinato nel mondo dell’utopia. Non siamo abituati ad abitare nella possibilità. Abbiamo allora bisogno di un «realismo» che rompa «schemi, modalità e strutture fisse o caduche» e ci apra a immaginare un mondo diverso”.

ilsole24ore.com

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