Intervista a Patrick Cohen, a.d di Axa Italia

Precauzione e appoggio delle persone come primo step rivolto ad un futuro migliore e sicuramente più sostenibile. Dalla prospettiva del leader in Italia della compagnia di assicurazioni, la sfida è essere a fianco di famiglie e imprese

«L’emergenza Covid resterà nella memoria collettiva come una delle più grandi sfide a livello sanitario, economico e sociale. Tutti noi abbiamo improvvisamente toccato con mano che il mondo che conosciamo è fragile e penso che questa grande incertezza si sia tradotta in un maggiore bisogno di protezione. Ma credo anche che questa crisi ci abbia ricordato l’importanza della solidarietà: ossia proteggere gli altri, per proteggere noi stessi».

Patrick Cohen, confida il suo punto di vista derivato dall’ultimo e delicato periodo, che, con la sua prontezza e profonda conoscenza nel comparto assicurativo, ha potuto analizzare al meglio da un punto di vista esclusivo, le conseguenze che il nostro Belpaese ha dovuto affrontare e su ciò che saranno le necessità a cui dare la precedenza in agenda.

A Cohen abbiamo domandato cosa attenderci per il futuro: «Dobbiamo essere cauti, perché l’impatto della crisi è ancora in gran parte da venire, ma le assicurazioni giocheranno certamente un ruolo ancora più centrale: la sfida è essere a fianco delle famiglie e delle imprese».

Essendo cambiato il concetto di sicurezza, visto che nessuno avrebbe mai pensato di sentirsi tanto vulnerabile, come impatterà tutto questo sul vostro settore?
Non vi è dubbio che la percezione dei rischi sia cambiata, basti pensare che il 60% degli italiani dichiara di voler modificare i propri comportamenti e modelli di consumo. Dalle nostre ricerche emergono tre fenomeni: innanzitutto l’accelerazione dell’utilizzo del digitale – un terzo degli acquisti online degli ultimi tre mesi è stato fatto da chi non ha mai usato questo tipo di servizio –, il secondo è la maggiore attenzione alla cura della salute e il terzo è ovviamente una maggiore sensibilità al prezzo. In Axa abbiamo una strategia chiara: passare da pagatori di sinistri a partner delle persone e si traduce in una rivoluzione dell’esperienza cliente, facendo leva sulla tecnologia. Grazie agli investimenti fatti in questa direzione, durante il lockdown siamo stati in grado di offrire continuità in tutti i servizi, compresa la video perizia per la valutazione del danno in casa. Per il futuro stiamo già lavorando su soluzioni più flessibili, non solo sull’auto, per offrire un prezzo legato all’effettivo utilizzo e a soluzioni assicurative più inclusive, mirate a proteggere nuove categorie di lavoratori, più fragili, più esposti alla volatilità del reddito e che hanno sofferto tantissimo durante questa crisi.

È innegabile che negli ultimi mesi si sia arricchito anche il concetto di responsabilità sociale dei singoli così come delle imprese. Cosa significa per lei e per Axa?
La pandemia ci impone una riflessione profonda sul modello di sviluppo, con un’attenzione rinnovata a un’economia sostenibile e inclusiva. Il settore privato ha svolto un ruolo cruciale nella gestione dell’emergenza. Le aziende hanno messo al primo posto la salute delle persone e hanno fatto la loro parte per sostenere il sistema Paese con investimenti e donazioni. Ora c’è bisogno di una progettualità convergente tra pubblico e privato, a sostegno della salute, dell’ambiente e dell’economia. Le assicurazioni hanno per definizione un ruolo sociale e sono centrali per l’economia perché, investendo i risparmi dei clienti, hanno anche la responsabilità di orientare questi investimenti per dare un contributo positivo alla società. Per esempio, Axa è stato il primo gruppo assicurativo a disinvestire completamente dall’industria del carbone ed è impegnato quest’anno a investire 12 miliardi di euro nella green economy.

In un periodo di emergenza come quello che abbiamo vissuto e stiamo ancora vivendo, come si conciliano le necessità legate al business e la tutela delle risorse umane?
 In Axa la protezione delle persone è stata ed è tuttora la priorità assoluta. Siamo state tra le prime aziende ad attivare il lavoro da remoto al 100% e ora rimarrà la norma almeno fino a settembre. Anche durante il lockdown abbiamo cercato di mantenere il contatto umano, lanciando iniziative per aumentare il benessere dei nostri colleghi e dimostrare la nostra vicinanza. Adesso vogliamo continuare con lo stesso spirito e stiamo definendo iniziative distintive per dare supporto in questa nuova normalità. Penso, ad esempio, a servizi di assistenza domestica per chi deve gestire bambini o anziani. Inoltre, al rientro, saranno attivate iniziative di benessere psicofisico, come esercizi di allenamento (anche mentale) da eseguire alla propria postazione di lavoro. Più che mai, in una situazione senza precedenti, vogliamo che le nostre persone sentano Axa come “la casa fuori dalla casa”, un posto dove sentirsi protetti e realizzare le proprie ambizioni.

Avete messo in campo diverse iniziative, anche solidali e di sostegno agli ospedali e alla ricerca, quali sono state le più significative secondo lei?
Abbiamo cercato di dimostrare al massimo la solidarietà e la nostra vicinanza alla collettività con un supporto concreto. Abbiamo donato 5 milioni di euro per la ricerca sulle malattie infettive, tra cui il Covid, e 2 milioni di mascherine. Di fronte a una situazione di emergenza totale abbiamo voluto aiutare gli ospedali, il Sacco di Milano in particolare, che è stato uno dei simboli della lotta al coronavirus, finanziando la nuova unità di terapia intensiva. Grazie alla nostra associazione di volontariato Axa Cuori in azione, di cui sono molto orgoglioso, abbiamo raccolto oltre 150 mila euro per progetti benefici a sostegno della Protezione civile e di altri ospedali su tutto il territorio nazionale. Inoltre, abbiamo aderito a un fondo per sostenere le pmi, quelle che hanno sofferto di più e hanno più bisogno di coperture.

Cosa vi ha spinto alla realizzazione di uno spot pubblicitario pensato per lanciare un messaggio di fiducia e ripartenza al Paese?
Volevamo una campagna all’altezza di questa situazione, non l’ennesimo spot promozionale di un prodotto e per questo abbiamo messo al centro l’Italia e gli italiani, che hanno avuto una reazione straordinaria di civiltà, sacrificio e altruismo per tanti versi. Abbiamo voluto celebrare l’enorme sforzo collettivo fatto e ribadire la volontà di Axa di essere partner della società, delle persone, dei clienti, guardando al futuro con fiducia.

Per la natura stessa dell’azienda che guida lei come manager è abituato a convivere con il concetto di rischio. Quale consiglio può dare ai colleghi di altri settori per i mesi a venire?
Viviamo tempi di grande volatilità e incertezza, che ci chiamano a prevedere l’imprevedibile. Quindi la gestione del rischio è più che mai una componente essenziale per la strategia di qualsiasi azienda. La valutazione del rischio e una corretta politica del suo trasferimento possono diventare un vantaggio competitivo. In questo le assicurazioni sono essenziali, in quanto consentono, nonostante l’aumento dell’incertezza, di proiettarsi nel futuro.

Che futuro attende l’economia italiana nel breve-medio termine?
Il contesto nel breve è decisamente teso e credo che gli investimenti siano la chiave per uscire dalla crisi e per il rilancio, coniugati ai valori della sostenibilità. In Axa questa è la strada che vogliamo seguire. In particolare, investimenti mirati alla modernizzazione di alcune industrie e l’Italia ha grandissime doti di imprenditorialità, creatività e know how che giocheranno un ruolo essenziale in fase di ripartenza. In questo momento dobbiamo unire tutte le forze e collaborare tra pubblico e privato. Su questo fronte, come Axa, stiamo promuovendo una collaborazione in Europa per far fronte a rischi come la pandemia.

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