I 200 brand più ‘omnichannel’. Domina Nike, poi Athleta e Moncler

Moncler

La società di servizi NewStore ha stilato una classifica, riportata da Wwd, dei 200 brand del settore del fashion che hanno registrato le migliori prestazioni a livello omnichannel. La facile individuazione di prodotti e del brand in generale, l’esperienza di acquisto, la soddisfazione della clientela, l’engagement e la disponibilità degli store (come la visibilità degli inventari, la possibilità di effettuare pagamenti attraverso lo smartphone e le informazioni veicolate dalla strategia di ‘clienteling’) sono alcuni tra i principali criteri analizzati nella ricerca.

Sul primo gradino del podio spicca Nike, seguita da Athleta Moncler. Quarto e quinto posto per Louis Vuitton e Banana Republic.

“Dalla tecnologia mobile front-end – hanno spiegato i ricercatori di NewStore nel report – come quella della sua Nike App, ai dati e alle competenze analitiche, Nike sta scrivendo un manuale su come unire con successo la dimensione digitale e quella fisica del retail. Basta dare un’occhiata al negozio di New York City per comprenderlo: strutturato su sei piani di pura experience, lo store include la personalizzazione delle scarpe allo Sneaker Bar e gli armadietti digitali. Nike sta vincendo in tema di engagement, efficienza ed experience, e ciò che ha costruito è ammirato sia dai consumatori sia dai competitor”. I ricercatori di NewStore hanno inoltre puntualizzato che il brand dello swoosh, nell’ambito della sua strategia Dtc (direct-to-consumer), ha investito circa 1 miliardo di dollari (quasi 900 milioni di euro) per implementare le sue competenze omnichannel, stando a quanto riportato da Wwd.

NewStore ha deciso di premiare anche Athleta. Il brand di fitness e lifestyle premium in orbita a Gap, stando a quanto emerge dal report, sta continuando ad investire sui temi della sostenibilità e dell’inclusività ed è tra i primi marchi del portafoglio del gruppo a gestire negozi su dispositivi mobili, rendendo più accessibili ai clienti i prodotti ad alta richiesta e proseguendo il suo impegno in attività socialmente responsabili.

Un’altra azienda che ha potenziato virtuosamente la propria dimensione omnichannel è Moncler. Nel report, NewStore ha menzionato il ruolo strategico del presidente e CEO Remo Ruffini nel rilancio del marchio, che ha portato alla nascita del progetto Genius, il quale ha “richiesto investimenti di capitale significativi in ​​piattaforme It e omnicanale”, come ha osservato la società. Moncler, inoltre, interagisce regolarmente con i consumatori attraverso lanci di prodotti innovativi e collaborazioni con designer. Questo, stando a quanto emerso dalla ricerca, avviene “principalmente in negozio, dove, i collaboratori utilizzano la tecnologia Rfid per tracciare i prodotti e per poter accedere a un inventario dettagliato, oltre ad adottare soluzioni di ‘clienteling’ per mantenere i clienti fidelizzati e aggiornati sulle ultime novità”.

Anche Louis Vuitton è stato abile, secondo i ricercatori, nell’inserire tra le proprie priorità quella di render la customer experience omnicanale, una strategia che “i brand del lusso riservano prevalentemente ai propri store fisici”. Gli assistenti di vendita delle boutique della casa di moda francese, invece, sono in grado di possedere una “visione a 360 gradi dei clienti”, che non si limita agli spazi retail, ma che si allarga anche alla dimensione digitale.

Al quarto posto della classifica figura Banana Republic: il marchio controllato da Gap “soddisfa i desideri e le esigenze dei suoi clienti offrendo soluzioni che collegano lo spazio fisico dello shopping a quello digitale”. Tra le iniziative principali in tale direzione figura la possibilità di prenotare gli articoli in negozio dal sito web, così come quella di acquistare un capo online e ritirarlo in negozio.

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