L’ex modella, diventata imprenditrice del Prosecco, punta sugli scarti dell’uva per la cosmesi naturale

Augusta Pavan Moretti Polegato, classe 1964, nata a Treviso, responsabile di marketing e comunicazione di Villa Sandi, il gruppo vinicolo considerato una delle principali dinastie del vino, con 110 persone e un fatturato 2018 di 94 milioni. Con gli scarti delle uve merlot realizza prodotti anti-età

30 Giugno 2019Modella filiforme per Roberta di Camerino a Venezia e stilista raffinata, ha lasciato le sfilate e le passerelle di mezzo mondo molto presto, per lavorare nella ditta del padre, imprenditore specializzato nei trasporti eccezionali. Per Augusta Pavan era soltanto l’inizio di un percorso che l’avrebbe portata alla responsabilità del marketing e della comunicazione dell’azienda di famiglia del marito, Giancarlo Moretti Polegato, trevigiano di Crocetta del Montello, e proprietario del gruppo vinicolo Villa Sandi, con la sede in una bellissima dimora in stile palladiano. Con i marchi Villa Sandi, Borgo Conventi, La Gioiosa, Opere Trevigiane, il gruppo ha fatturato 94 milioni di euro nel 2018. La famiglia è considerata una delle principali dinastie del vino, soprattutto del prosecco, distribuito in 39 paesi del mondo. Negli ultimi 10 anni Augusta Pavan ha fatto evolvere e migliorare l’immagine di Villa Sandi, cavalcando il boom del prosecco nel mondo. Adesso sta lavorando a un nuovo progetto che nasce proprio dal mix delle sue passioni: vino e cura della persona. Una linea di cosmesi che nasce dagli scarti delle uva merlot, molto ricche di polifenoli e di elementi naturali anti-età.

Nata a Treviso nel 1964, da una famiglia in origine attiva nel mondo dei trasporti, Augusta Pavan Moretti Polegato ha studiato ragioneria. “Un tempo non si aveva grande libertà di scelta; mio padre Luigi aveva un’azienda di trasporti eccezionali, ma anche delle attività ittiche. Ho due fratelli maschi ma lui per la parte amministrativa aveva puntato su di me, unica figlia femmina”. Il padre pensava che dopo il diploma la figlia dovesse entrare subito nel mondo del lavoro. “L’idea dell’indipendenza economica mi ha guidata fin da ragazzina. A otto anni già facevo la baby sitter, e mi prendevo cura di un bambino che pesava più di me. La mia caparbietà nel volermi mantenere da sola era proverbiale. Mio padre aveva dei laghi di pesca e io facevo da supporto ai pescatori, mettevo l’esca alla lenza e loro mi davano dei soldini”.

Verso i 18 anni si è inserita nel mondo della moda. “Ero magrissima, sfilavo per griffe importanti, ho viaggiato in Italia, Spagna, Francia, Seichelles. Poi sono stata fotomodella con lo studio Poli, ma sempre e solo con l’obiettivo di guadagnare dei soldi. In quel periodo ho anche iniziato a fare dei corsi di stilista. È durata quattro o cinque anni, e non posso dire che sia stato negativo. Mi piaceva, ma non avevo l’approvazione della mia famiglia”.

Ha detto no a Giorgio Strehler che l’avrebbe voluta in teatro. “Stavo facendo un servizio fotografico, e lui per caso mi vide. Mi chiamò per un ruolo, mi propose un corso di dizione e di recitazione. Non accettai, mi sentivo fuori posto. Cose del genere bisogna averle nel dna. Io sono quella che sono, non posso recitare una parte che non mi appartiene. Sono stata obbiettiva, gli ho proposto un’amica ma non gli è andata bene. Di questo rifiuto non mi sono mai pentita. Invece rimpiango di non aver studiato l’arpa, qualcosa che fa sognare, che esce dal mondo di oggi. Ho imparato a suonare il pianoforte perché è più semplice, quasi da autodidatta. Mi è rimasta la passione per la musica, i concerti, noi siamo fortunati a vivere vicino a Verona e a Venezia”.

A 25 anni torna nei ranghi e va a lavorare con suo padre. “Aveva bisogno di me e sono rientrata. A essere sincera, fare i conti non mi piaceva allora e non mi piace nemmeno oggi. Ma papà, che è mancato da cinque anni, era una figura molto importante per me e non potevo rifiutarmi. Di più tuttavia mi sono dedicata alla organizzazione dei trasporti eccezionali: un mondo prettamente maschile in cui seguivo tutta la parte che richiede le autorizzazioni, la distribuzione dei pesi, la suddivisione degli assali”.

Nel 1992, a 28 anni, sposa Giancarlo Moretti Polegato, fratello di mister Geox, conosciuto nel 1986. “L’ho incontrato per la prima volta casualmente sulle colline di Montello, al matrimonio di una mia amica. Ho visto arrivare un gruppo di cavalieri in passeggiata. Veramente guardavo più i cavalli che gli uomini. Ma la figura di Giancarlo si distingueva perché aveva un cavallo che faceva l’inchino. Da un lato, per me che amavo gli animali, era una forzatura, dall’altro mi incuriosiva uno che ha un cavallo che fa l’inchino. In ogni caso gli ho dato un numero di telefono sbagliato. Ma era destino che ci rincontrassimo. È successo a Treviso, due anni dopo. Ci siamo riconosciuti e abbiamo cominciato a chiacchierare”.

Dal loro matrimonio è nata prima Diva Maddalena, che si chiama come il nonno Divo, un nome originario toscano. Ha 25 anni, vive a Londra, si è laureata un anno e mezzo fa e lavora per Villa Sandi come brand ambassador, gira il mondo, ama questa attività. “È una ragazza molto precisa, la vedo motivata e curiosa di conoscere la cultura del vino, si sta inserendo e lo fa bene. Ha cominciato andando a trovare i clienti, affiancava il commerciale, per verificare se aveva l’attitudine. Sul piano più personale, seguendo un’attitudine nata al liceo, con tre amiche ha creato una onlus in Etiopia, con un orfanotrofio, Strawberry fields, dove vivono 64 bambine che verranno supportate anche quando finita la scuola dovranno affrontare il mondo esterno”. Leonardo, il secondo figlio, ha 22 anni, si è laureato ora a Ca’ Foscari, a Venezia, e anche lui farà qualche esperienza di lavoro fuori dall’ambito familiare, e entrerà in azienda.

Dopo le nozze Augusta Pavan ha continuato a lavorare con suo padre, “seguivo anche i carichi transfer notturni, ma gli orari dalle 6 del mattino fino alle 10 di sera, erano difficili da conciliare con la famiglia”. Tuttavia il mestiere di moglie e madre è durato poco. “Volevo altri impegni. Quando è nato Leonardo sono venuta in azienda quasi per caso, nel periodo di Natale per fare dei pacchi regalo. Giorno per giorno ho iniziato a studiare la bottiglia, la forma, l’etichetta, ho pensato di vestirla come facevo disegnando abiti; è iniziato un po’ per scherzo, poi è diventata una cosa seria, mi è piaciuto moltissimo seguire i cataloghi destinati ai clienti sparsi nei vari angoli del mondo e la parte grafica e creativa di tutta la produzione. Alla fine mi hanno dato carta bianca, si sono affidati, e io ho acquisito sempre maggiori responsabilità”.

Il vino era sempre stato più una questione di contenuto che di forma, la parte primaria della produzione, ma il suo mondo, a parte le grandissime aziende blasonate, era abbastanza sordo ai richiami dell’immagine. “All’esterno però si deve spiegare bene di che si sta parlando. In questi anni c’è stata una evoluzione importante, la moda riversata nel vino, dal catalogo alla bottiglia, è tutto molto curato, e il consumatore finale lo apprezza, il riscontro è molto positivo”. L’imprenditrice del Cartizze si occupa anche della Locanda Sandi, a Valdobbiadene, sei stanze nella tenuta, della parte coreografica e creativa, dai menu alla scelta dei fiori.

“Amo condividere ogni scelta, le idee, confrontarmi, ho un ufficio con cinque persone. Alcuni collaboratori erano già qua da 40 anni, e accanto ci sono le nuove leve che hanno potenzialità enormi, sono di grande stimolo verso le novità, veloci nell’apprendere e nella ricerca di forme e colori. Le risorse umane per un azienda sono le fondamenta, lavorare in gruppo è una necessità. Qui ho solo donne, una diversa dall’altra e assai versatili. Ma le donne a Villa Sandi sono tante in assoluto, una percentuale elevata sul totale di 110 persone, negli uffici, nelle direzioni, più di metà anche manager”. Tredici ore al giorno in azienda per Augusta Moretti Polegato non sono un peso anzi un divertimento, “non mi sento mai stanca. Purtroppo mi resta poco tempo per altro, come incontrare le mie amiche, ma loro sanno che se c’è bisogno io ci sono sempre. Faccio sport, lo pratico al mattino presto, è una specie di pilates, più che altro intensificazione della massa muscolare. Faccio lunghe camminate, amo la natura e pongo molta attenzione all’ecosistema. Sono cresciuta in un’area lacustre alla periferia di Treviso con cigni, papere e un sacco di animali bellissimi. E per questo quando sono entrata in questa azienda ho pensato di realizzare un ambiente più compatibile, attraverso una modalità corretta del consumo energetico, con pannelli fotovoltaici, cura per i trattamenti nei vigneti. Piano piano siamo arrivati ad avere terreni biodiversity, partendo dall’utilizzo di prodotti specifici. Poi è nato un altro progetto: i nostri bellissimi vigneti utilizzati anche come parchi fitness, tre ettari aperti al pubblico con attrezzi per fare esercizi, anche per portatori di handicap. I percorsi verranno illuminati con luci a energia autonoma”.

Augusta Pavan ritorna per un attimo all’infanzia. “Lo dico spesso a mia figlia, non ho mai fatto una vacanza, per noi non esistevano, non c’era la possibilità. Mia mamma ha sempre lavorato. Eppure non mi sono sentita diversa per questo, non ne ho mai avvertito l’esigenza. Mi chiedo a volte il perché, non lo so: facevo l’orto con la mamma, dei lavoretti, giocavo col fratellino più piccolo. Sarà anche perché abitavamo in una bella zona di Treviso, Lago verde. Al massimo ci mandavano in colonia”. Adesso spesso va al mare in Croazia.

L’ingresso nella famiglia Polegato segna un altro cambio di passo. “È stata una grande scuola di vita, ha dato un forte contributo alla mia formazione. Sono persone molto unite, tutti molto vicini tra di loro, con due imprenditori importanti come i due fratelli. Mia suocera Amalia è stata la nostra colonna portante, il punto di riferimento. Lei viveva con mio cognato e mia cognata, ma veniva a pranzo da noi due o tre volte alla settimana. L’anno scorso è mancata ma ha lasciato dei valori così radicati, è come se fosse sempre con noi”.

Poi c’è il capitolo della cosmesi naturale. L’imprenditrice parte da Corpore, un vino rosso molto intenso, con una struttura robusta ricco di polifenoli, la resa volutamente bassissima, perché sia una concentrazione consistente di aromi. Disegna l’etichetta che è un rimando alla figura del nonno materno, Attilio, un uomo molto alto e magro, che aveva la passione per il vino. “Questo spreco di polifenoli, mi sono detta: perché non riutilizzarli con la cosmetica? In un laboratorio abbiamo cominciato a studiare, a provare e riprovare, iniziando dallo scrub, il tonico alcolico, confrontandomi con i tecnici nel mondo della bellezza e della cura del corpo. Per me che non ho la pazienza e la voglia di passare ore nelle sale beauty, volevo creare una linea adatta alla mia persona, su misura, soprattutto un prodotto naturale. Ho cominciato vendendo alle botteghe del vino, a Crocetta e a Valdobbiadene e poi abbiamo deciso di metterla sul mercato on line”. Adesso la linea di cosmesi di Augusta Pavan Moretti Polegato è richiesta in Messico, Germania e Austria, Bulgaria e in altri paesi dell’Europa dell’Est. I prodotti di punta sono lo scrub quotidiano, il siero e la crema per il viso, il contorno occhi. A settembre lancerà un olio all over, con estratto di rosa damascena, e l’olio di vinaccioli per il corpo che ha sette oli all’interno.

Il Prosecco di Villa Sandi invece sta puntando dove non è ancora: nei paesi dell’America Latina come Uruguay, Bolivia e Paraguay. “Vorremmo l’Argentina. Siamo presenti e lavoriamo molto bene in paesi produttori di vino, come Cile e Australia. E stiamo sviluppando l’export anche in Africa, partendo dalla Nigeria”.  
Poco tempo per leggere, “la vita è già un romanzo quotidiano”. Un libro a cui tiene è la biografia di Madre Teresa di Calcutta, “mi aiuta a farmi l’esame: ho agito o reagito in maniera consona? Dico sempre agli amici: se faccio qualcosa che non va, ditemelo. Quando vado in giro cerco di portare un sorriso. Possiamo avere tutta la tecnologia per fare, muoverci, correre, ma l’essere umano, anche quando parliamo di marketing, ha bisogno di un sorriso, di una stretta di mano, di un appoggio. Non sono molto religiosa, credo, ma mi riconosco nella filosofia del buddismo. Leggo molto i testi. Mi danno serenità. Se ho una giornata difficile, in quelle pagine trovo sempre una risposta”. 

di PATRIZIA CAPUA Repubblica.it

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