Paola Togni: “Con le nostre acque alla conquista della Cina”

Donne impresa 139. Imprenditrice marchigiana, è amministratore unico della Togni spa, società da 55 milioni di fatturato fondata dal padre che produce anche lo spumante Rocca dei Forti, leader in Italia nel settore. Una vita passata in azienda, dal centralino al vertice di comando

mLa Via della Seta lei l’attraversa con le bollicine dell’acqua minerale. Quella che sgorga dalle sorgenti marchigiane del parco regionale della Gola della Rossa e di Frasassi, vicino ad Ancona. “Con le acque stiamo aprendo delle frontiere importantissime con la Cina. Credo che siamo visti come garanzia di qualità che ci restituisce identità sui mercati”, dice Paola Togni.

Acque minerali e spumanti sono i due asset principali dell’azienda creata oltre sessant’anni fa da suo padre Luigi, oggi un gruppo che l’imprenditrice guida con 120 addetti e un fatturato 2018 di 55 milioni di euro. “Negli spumanti siamo leader in Italia per la grande distribuzione con il nostro brand Rocca dei Forti, primi anche rispetto a Martini Gancia: il coronamento di un sogno, risultato dell’impegno di tanti anni. Nelle acque minerali il marchio più importante è Frasassi con cui siamo presenti nel mercato del Centro sud”.

Nell’oasi naturalistica di Frasassi vive e lavora Paola Togni, amministratore unico della Togni spa, con lo stabilimento produttivo vicino agli uffici nel Comune di Serra San Quirico, dove lei è nata nel 1958. Il fatturato è diviso equamente tra lo spumante con 12 milioni di bottiglie e le acque minerali con 340 milioni di bottiglie. Alle sorgenti del parco, Togni imbottiglia acqua in pet e in vetro con diversi marchi: Frasassi, San Cassiano, Gaia e Fonte Elisa.

L’intuizione dello spumante si è accesa negli anni Sessanta, in un territorio che non ha mai avuto una vera tradizione in questo settore. C’erano alcune micro aziende con piccole produzioni. “Mio padre ha cominciato a studiare il metodo di fermentazione in bottiglia, il classico, e quello in autoclave, detto metodo Martinotti e più tardi Charmat, i due esperti che lo misero a punto. A quell’epoca si copiava dai francesi, e lui da vero pioniere avvalendosi di un bravo enologo, ha avviato la produzione”. Ora Togni sta puntando su bottiglie di più alta gamma come Vie Bulla, ‘la via romantica delle bollicine italiane’, un brand nuovo in tiratura limitata. Per le acque minerali poi è al via un investimento industriale di sei milioni di euro per una nuova linea di confezionamento.

La società marchigiana ha una rete commerciale ben radicata in Italia, costruita negli anni. Solo dal 2017, con un percorso diverso dai suoi competitor, sta dedicando maggiori risorse all’export, per uno sviluppo sui mercati esteri che la porti oltre il 20 per cento su cui è attestata. “Nei prossimi tre anni contiamo di raggiungere risultati importanti. Lavoriamo molto con la Russia, con i mercati asiatici, con il Nord Europa”.

Per anni Paola Togni ha affiancato nell’impresa gli uomini della famiglia, con ruoli ben divisi. “A quei tempi era abbastanza normale per me e mio fratello Paolo seguire l’attività che mio padre aveva iniziato negli anni Cinquanta. Non ci si faceva troppe domande su cosa avremmo fatto da grandi; mio padre è una persona tenace, di grande carattere e personalità, perciò era scontato. Non credo, comunque, di averlo vissuto come una forzatura”. Ricorda che fin da bambina, nelle vacanze scolastiche, prendeva confidenza con lo stabilimento e gli uffici. “Mi tenevano al centralino”.

Finiti gli studi, con il diploma di ragioneria preso a Fabriano, è passata in amministrazione: “Nelle aziende familiari alle donne toccava quasi sempre la contabilità. Anche quando la nostra società, per quanto ancora piccola, iniziava a strutturarsi, io ero sempre un passo indietro a mio padre e a mio fratello. All’epoca era poco pensabile che una donna ricoprisse ruoli importanti, era normale che il figlio maschio fosse il continuatore”.

Un’esperienza di studi superiori le ha permesso di porre le basi per una crescita professionale. “Mio padre mi ha iscritto a un master in management all’Istituto di formazione Adriano Olivetti di Ancona, l’Istao, parliamo di tanti anni fa. Non volevo nemmeno andare, pensavo fosso di un livello troppo alto per me che ero la più giovane; era diretto a chi aveva maggiore esperienza, avevo paura, poi invece è stata una opportunità. Mi ha permesso di superare una serie di difficoltà, ho conosciuto tante persone, mi ha insegnato anche a lavorare insieme ad altri, cosa molto importante, perché il confronto porta soluzioni. Mia madre, che purtroppo è scomparsa, era una persona concreta, mi ha sempre insegnato che ognuno ci può dare qualcosa, che da ciascuno bisogna cercare di prendere il buono”.

Giovanissima Paola Togni si è sposata e ha avuto due figli, Lisa, che ha 38 anni e Andrea di 33. Oggi entrambi lavorano in azienda. “Mi sono ritrovata a 35 anni con figli abbastanza grandi e questo mi ha permesso di dedicarmi all’azienda in maniera totale”.

Due anni fa le strade dei fratelli Togni si sono divise. L’imprenditrice è andata al timone della parte industriale, Paolo, che ha tre figlie, ha avviato un’azienda vinicola. “La parte complicata della mia vita è stata proprio il passaggio dal ruolo di assistente a quello di capo dell’impresa. Non è facile conquistarsi spazi decisionali nell’azienda di famiglia; oltre alle capacità manageriali ci vogliono doti di empatia e di relazione. È stato un cambio di casacca delicato ma credo di esserci riuscita, senza impormi, cercando di guadagnare la stima dei mei collaboratori. Sono una persona tranquilla, parto con questo spirito, ma anche autorevole e rigorosa, e so dare direttive chiare. Mi impegno tanto, non ho orari, la fabbrica insieme alla famiglia è la prima cosa; sono nonna di due bambini straordinari, come tante donne riesco a trovare l’equilibrio tra tutto”.

La sua sfida principale sta nell’orgoglio di mantenere ciò che il padre ha costruito con tanti sacrifici. “Quando c’è la passione e il cuore, si riesce a fare cose importanti, perché si va oltre l’ostacolo. Il mio obiettivo per avere un’azienda di successo è sempre stato creare l’identità aziendale, il senso dell’appartenenza alla maglia. Con i nostri dipendenti cerchiamo di instaurare un rapporto basato sulla collaborazione. Lavorando in una zona distante dai grandi centri, abbiamo privilegiato un orario flessibile, con noi ci sono tante donne, giovani mamme, siamo attenti alle esigenze di ognuno. In questi piccoli centri ci si conosce tutti, si vive molto integrati ed è bello sentirsi un punto di riferimento per chi conta su di noi. Ho cercato di insegnarlo anche ai miei figli. Una donna, poi, può fare di più rispetto all’uomo perché rimane sempre una mamma anche se mette il cappello del capo. Con gli uomini io sono per la complementarietà, l’unione fa la forza”.

L’imprenditrice ha viaggiato parecchio, lo fa appena può prendere tempo per se stessa. “I viaggi mi hanno permesso di allargare lo sguardo sul mondo, ho visto tante cose belle e interessanti. Ma quando torno a casa sono felice; ho la fortuna di vivere in un posto straordinario, le Marche. È una regione riservata, siamo vicini al mare ma nell’entroterra, dove c’è una qualità di vita ottima, e i valori, i rapporti con le persone contano molto. C’è il piacere di lavorare qui, dove la nostra azienda investe anche nell’impegno sociale che porta occupazione alle zone un po’più sfavorite”. La salvaguardia del territorio in cui opera è un altro cardine. “Tutto è mirato a preservare questo ambiente: abbiamo protetto gli argini dei fiumi e le nostre captazioni per non contaminarle. E poiché non è possibile costruire più nulla, i nostri depositi sono sparsi in giro per l’Italia”.

Un altro asset più piccolo e recente del Gruppo, è nelle birre artigianali con l’etichetta Terza Rima. Nel 2018 è stato stretto un patto societario con il birrificio marchigiano Collesi di Apecchio, birra artigianale italiana di grande qualità, per portare all’estero il made in Marche. “Ci ha permesso di legarci in maniera più forte al territorio, insieme a Collesi vogliamo creare un polo importante nelle Marche di questa birra pluripremiata, venduta in Italia ma anche sui mercati esteri, Europa e Asia”.

Due i rimpianti di Paola Togni. “Non sono brava nelle lingue straniere. L’ho sempre sentita come una grossa carenza. E mi sarebbe piaciuto fare l’architetto, ma nei miei uffici coltivo questo hobby”. La passione per il teatro è arrivata in tarda età, “non spesso ma ci vado, mi piace la musica tutta, sto leggendo un libro di Paola Mastrocola, ‘Non so niente di te’: fa riflettere, le persone della famiglia, quelle più vicine non le conosciamo fino in fondo”. Qualche tempo fa andava in bici, poi sono arrivati i nipoti, “il tempo che mi rimane lo passo con loro”. È una brava cuoca? “Mi piace cucinare, mi cimento quando posso per la mia famiglia, però mi faccio aiutare”. Nelle Marche la domenica si usa mangiare la pasta all’uovo. “Tra le tante cose che facciamo come azienda, nel 2013 abbiamo voluto lanciarci in un’altra piccola sfida: in società con due ragazzi abbiamo rilevato un pastificio artigianale, Lipa, pasta fresca ripiena e no”.

Tra gli imprenditori amici, da Roberta Fileni al gruppo Loccioni fino ai Merloni, “le donne sono poche, mi capita di partecipare a riunioni dove la presenza femminile è molto ridotta. A Jesi si è tenuto un incontro con le industriali del vino. Effettivamente le donne cominciano a essere nei posti di comando ma la statistica dice che forse tra venti anni il 60 per cento di loro raggiungerà il vertice delle aziende. C’è tanta strada da fare, ci vuole tempo e determinazione. Oggi vedo un po’ troppa aggressività e non so se alla lunga paga. Per noi donne la fatica è ancora doppia ma forse è difficile anche essere uomo. Però non ci dobbiamo arrendere. Vorrei essere più giovane, non per l’aspetto fisico, ma perché fin quando la mente gira al massimo, possiamo fare tante cose”.

di PATRIZA CAPUA La Repubblica

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