La crisi di Norwegian

Chiude la base di Roma.

È un anno particolarmente complesso questo 2019 per Norwegian. L’ultimo colpo in ordine di tempo è stato l’annuncio del ritiro da parte del presidente e cofondatore della compagnia Bjorn Alvor Kjse. Un’uscita di scena, prevista per maggio, mentre è in corso il piano di ristrutturazione volto a riportare i conti in attivo.
Un momento di pausa e di revisione del progetto che ha portato in pochi anni la compagnia a raggiungere quota 37 milioni di passeggeri e che ora necessita di una boccata di ossigeno. Il che si traduce inevitabilmente anche in tagli.

IL CASO ITALIA
La ristrutturazione colpirà in maniera diretta anche l’Italia, mercato sul quale la compagnia aveva grandi ambizioni, come dimostra anche la scelta di inserire Roma, oltre che come base per il corto-medio raggio, anche per i voli long haul low cost verso gli Stati Uniti. “L’Italia resterà un mercato molto importante per noi – rassicura Alfons Claver, head of communications and public affairs, Spain and Italy – e non abbiamo intenzione di lasciare il presidio nonostante la scelta, dolorosa, di chiudere la base di Fco per i voli a corta gittata”.
Per il 2019, quindi, l’impegno sulla Capitale sarà ridimensionato, con l’eliminazione delle rotte su Göteborg, Reykjavik, Tenerife Sud e Tel Aviv. La rotta da Roma a Helsinki vedrà invece una riduzione da 6 a 4 frequenze settimanali. Confermato il piano per il lungo raggio, per il quale a partire dalla fine del mese arriveranno altri due B787 da posizionare su Roma in aggiunta a quello già esistente.

IL PIANO
Un tris di aeromobili grazie al quale la compagnia metterà in campo un poker di destinazioni: San Francisco (Oakland), Los Angeles, Boston e New York Newark. Diciotto in totale le frequenze settimanali messe a disposizione dei passeggeri, con il collegamento sulla Grande Mela che sarà giornaliero, mentre su Boston e Los Angeles si potrà volare 4 volte alla settimana. Tre, infine, le frequenze su San Francisco.
Cosa succederà poi nel 2019 è presto per dirlo. Tutto dipenderà dall’esito del programma basato su tre pilastri per riportare in attivo la compagnia già da quest’anno. “Il programma è partito con un aumento di capitale realizzato attraverso l’emissione di nuovi titoli – prosegue Claver -. In totale questo aspetto ha portato nelle casse della compagnia nuova liquidità per 308 milioni di euro circa”. La sottoscrizione si è conclusa nei giorni scorsi e ha visto la partecipazione di 4 investitori: il presidente e il ceo della compagnia, Bjorn Kise e Bjion Kjos; il magnate dello shipping John Fredriksen; la principale banca norvegese, Dnb, e quella danese, la Danske Bank.

GLI INTERVENTI
“In contemporanea è partito il piano di riduzione costi – aggiunge – denominata #Focus2019, con un taglio per 200 milioni di euro. A essere interessate saranno le rotte meno profittevoli e, come già annunciato, la chiusura di 4 basi in Europa, tra cui Roma, e due negli Stati Uniti”.
Terzo punto, la flotta. E in questo caso ci saranno tre tipologie di manovre: la prima riguarda alcuni degli aerei più vecchi della flotta, che verranno dismessi. I primi già passati di mano hanno prodotto un risparmio superiore ai 100 milioni di euro.

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